Descrizione
Non è un caso che la parola “affettato” abbia un’assonanza così stretta con il termine “affetto“: nelle case lombarde gli insaccati sono anche un metodo infallibile per svelare il reale desiderio di trattenere una persona o un gruppo di amici che passa di lì per caso o per qualche commissione. Se infatti l’offerta di caffè da parte della massaia è cortesia, le parole magiche “Vea, sentete, che tajum sò en salam!”, cioè “Vieni, siediti che affetto il salame” aprono le porte della cantina e del cuore.
In realtà, la formula sottende una storia molto più lunga di quella che si consumerà quel pomeriggio: vieni, siediti al mio tavolo, non necessariamente quello della domenica ma che sia di legno, con un tagliere come tovaglia e con dei panini come tovaglioli. Intanto io vado a prendere il salume, nell’altra stanza o in cantina, e più tempo ci metterò più vorrà dire che lo sto selezionando. Il tempo che ci metteremo a gustarlo sarà solo un centesimo della sua vita: questo salume viene da maiali allevati apposta, sacrificati per noi quasi sicuramente all’alba di un giorno nebbioso, tagliati chirurgicamente dalle sapienti mani di norcini da generazioni che calibrano sale e spezie al milligrammo con le dita di una mano.
Quindi, non releghiamo questa storia all’aperitivo, anacronistico rispetto a questa filosofia, semmai alla merenda ma soprattutto ad una cena improvvisata.
Anche se trasudante di tradizione contadina, con il salame accompagnato dal giusto vino la tavola sarà gourmet.