I Vini Alchemici

Nel complesso mondo del vino, e del vino naturale in particolare, esistono anche produttori che umilmente cercano di dare luce a qualcosa di unico e di strettamente personale. La giungla del vino è intricata e complessa, nonchè popolata di etichette disegnate a mano, tappi a corona, bollicine torbide e facili bevute.

Nel nostro lavoro quotidiano, fatto di piacevoli sorprese e interessanti scoperte, abbiamo avuto la fortuna di conoscere alcuni produttori che, lontani dall’omologazione dalle mode, producono prodotti unici, rari e preziosi… proprio come piacciono a noi!

Abbiamo così il piacere di proporre alla clientela una selezione esclusiva di prodotti e produttori che coraggiosamente sfidano la moda del vino naturale (ahimé ormai lo è!) e producono in maniera unica vini irripetibili.

Vere e proprie opere d’arte personali, in grado di rappresentare al meglio il pensiero umano e logico di chi li produce. E’ nella vita del produttore che questi vini trovano il loro carattere e la loro forza. Persone che, interagendo con la natura, cercano di interpretare al meglio la realtà vegetativa del vigneto.

Tutto nacque da Giorgio alcuni anni fa, una ventina ormai. Questo istrionico produttore ideò un nuovo modo di approcciarsi alle viti, ai vigneti e alle uve, partendo da un presupposto unico: lasciare lavorare (selvaggiamente) la pianta e trasformare (il più semplicemente possibile) i suoi frutti.

Scelte coraggiose su tutti i fronti, quello economico compreso.

L’agricoltura 4.0 di Giorgio viene definita biotica ovvero in simbiosi con l’ambiente circostante e con tutti gli organismi (e animali) che lo popolano.

” In questi vigneti non si tagliano le erbe (o erbacce secondo il gergo industriale!) sino a quando queste non completano il loro ciclo vitale. Una volta tagliate (logicamente a mano!), si lasciano riposare sul terreno. Tali costituiscono una barriera protettiva per il suolo, il quale non deve mai venire in contatto con l’atmosfera. Ogni vigneto è circondato da boschi (acacie in prevalenza), in modo da isolare le viti da possibili contaminazioni esterne. Le foglie delle viti sono semplicemente verdi, profumano di frutto, nessuna venatura azzurrina, nessuna traccia di “gocce chimiche” su di esse. I funghi attaccano solo le piante più deboli, nell’agricoltura convenzionale sono pericolosissimi in quanto tutte le viti sono debolissime, portate al livello massimo di produzione. Qua no.”

Dal vigneto alla cantina Giorgio ci accompagna in un nuovo mondo, o meglio in un nuovo modo di vedere il mondo.

“La vinificazione avviene in botti di vetroresina, un materiale che non contamina e non trasmette sapori o profumazioni particolari al vino. Le bottiglie prima di essere vendute riposano in due direzioni: una che permette al vino di evolvere e una che favorisce invece la stabilizzazione.”

Questi vini non hanno abbinamenti o, perlomeno, non sono ascrivibili ai normali canoni dell’abbinamento CIBO-VINO. Il perché ce lo spiega Giorgio stesso:

“Quando si parla di abbinamenti si fa riferimento a vini che sono semplicemente gusto. Dunque abbinare significa avvicinare due gusti. Gusto con gusto. Il nostro è un vino concettualmente diverso. Nutre la mente e non la pancia. Qualsiasi abbinamento potrebbe ritenersi giusto o sbagliato. Qua non si parla di gusto con gusto, ma di gusto da una parte e luce dall’altra!”

Nonostante qualche lettore leggendo queste righe e arrivato a questo punto del discorso potrebbe lasciarsi andare a qualche considerazione affrettata o inopportuna io dico che, Giorgio, è una persona preparatissima che conosce davvero una ad una le sue viti e tutto ciò che gravita attorno ad esse. Una persona che ha davvero anima, spirito, cultura e preparazione. I suoi vini non sono bevande, sono esperienze. Il vino bevanda non c’entra, questa è luce.

A pochi chilometri da lui anche Oreste ha avviato questo percorso di produzione abbandonando la sua vecchia occupazione nel mondo dell’informatica.

“Con la vinificazione alchemica ho trovato la possibilità di esprimermi, attraverso un prodotto tangibile, coerentemente con questi principi in piena armonia tra me e il mio vigneto prima, e tra me e le mie uve in fase di vinificazione
Con la vinificazione alchemica mi è stata offerta l’opportunità di cogliere la bellezza della natura, libero da ogni condizionamento esterno, vincolo o procedura, esprimendo la mia personalità in accordo con un’innata voglia di esaltare la gioia di vivere”

Attualmente sono disponibili due vini di questo produttore di cui uno, in particolare, narra una vecchia leggenda del posto secondo cui in passato nella zona delle vigne fu individuato un cinghiale bere vino da tazze di porcellana appartenenti ad una balera attiva a margine dei filari. L’estro artistico di Oreste ha tradotto questa storia in una etichetta semplice e onirica, dove il tratto richiama racconti fiabeschi dell’infanzia per un’immagine cosi lontana dalla perfezione degli studi grafici.

Il vino alchemico invita il consumatore ad una introspettiva mirata a stimolare tutti i sensi materiali dell’uomo.

Produrre vino slegato dalle mode di mercato e dai parametri industriali per loro significa dare la possibilità all’uva e ai produttori stessi di esprimersi di anno in anno con lo spirito e l’entusiasmo innato di chi vive come se fosse sempre la prima volta: un’esperienza fantastica capace di educare.

Ecce Vino!

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